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Postscriptum n°24 - La finance néo-libérale, crime et souffrance

"Sofferenza, crimine, finanza"

Introduction

Nous publions cette page en italien, en priant d'avance les lecteurs de nous excuser pour la mauvaise qualité de la traduction...;-)...

7/05/2017, date historique. Le moment est venu de publier cette page en français.

Preambolo

Noi ci occuperemo di un particolare tipo di comportamento che nel sentire degli esseri umani può essere definito come un crimine. Definizione: tutta azione da parte di persone tale da provocare sofferenza a degli esseri umani, senza una più che giustificata ragione può definirsi come un crimine. Si tratta di una definizione che non ha alcun valore giuridico e non implica necessariamente un giudizio morale: un criminale, così da noi definito, potrebbe bene essere da noi considerato persona degna di rispetto.

La Finanza criminale

Lo scopo della finanza neo-liberista è il perseguimento del massimo utile, massimo utile che viene ad essere una autentica norma di vita e che sostituisce qualsiasi altra legge morale.

Questo perseguimento del massimo utile implica a titolo di esempio delle vaste delocalizzazioni di attività effettuate in rispetto della “norma”. L’effetto di tali delocalizzazioni è spesso la desertificazione di località, di intere regioni e pure di stati o di grandi aree geografiche. E’ assolutamente indubbio che tali operazioni provocano grandi sofferenze fra gli esseri umani la cui unica giustificazione è la sete di soldi. Evidentemente non si tratta di “una più che giustificata ragione”.

Questo tipo di finanza può dunque tranquillamente definirsi come finanza criminale.

Percorrendo il web siamo capitati su uno scritto (http://abcrisparmio.soldionline.it/guide/altra-economia/i-crimini-dell-economia) che riporta una intervista al prof Vincenzo Ruggiero. Secondo l’intervistatore il prof Vincenzo Ruggiero ha una posizione ancora più radicale della nostra perché: “Esamina infatti le principali teorie economiche secondo un approccio criminologico, scoprendo come in ognuna di esse si trovino le giustificazioni della sofferenza sociale che l’attività economica produce.”

Non si tratta più di una particolare dottrina economica ma di più dottrine economiche: le principali.

Noi non conosciamo gli scritti del prof Ruggiero, ma abbiamo il sospetto che questo professore abbia sviscerato l’argomento ben prima di noi, e se è il caso pensiamo che non abbia difficoltà a tollerare che delle Perpetue siano del suo stesso parere.

Abbiamo detto che la nostra definizione non implica necessariamente un giudizio morale e ne forniamo qui di seguito un esempio.

Le compagnie che gestiscono i fondi pensione perseguono certamente il fine del massimo lucro e altrettanto certamente i soci lo pretendono, per cui essi possono in alcuni casi esser definiti come criminali, sempre secondo la nostra definizione. Nella presente situazione possiamo pretendere da dei pensionati un comportamento “morale” di cui noi non saremmo capaci?

Ma qui non si arresta il ragionamento: supponiamo che i responsabili di un fondo pensione si rifiutino di ragionare sulla base del massimo utile e, per motivi etici, rinuncino a delle opportunità capaci di aumentare i guadagni della loro compagnia. Saranno si o no giudicati amministratori infedeli da parte dei soci, passibili pure di condanne penali ?

Ribadiamo che la definizione di “finanza criminale” è di natura “tecnica”.

Comunque ciò che ci importa di questa definizione è appunto il suo carattere neutro, la sua natura aliena da qualsiasi interesse di parte e per queste ragioni accettabile per tutti, ivi compresi coloro che praticano una simile finanza e ne traggono profitto, persone che più che altri possono ben misurare gli effetti delle loro azioni.

Esaminando come il mondo politico reagisce a questo tipo di finanza sempre più invadente possiamo sinteticamente affermare che i politici accettano e spesso favoriscono la finanza neo-liberista e che si limitano a fornire delle regole il cui scopo è di fornire alla finanza neo-liberista un quadro giuridico e, accessoriamente, limitarne gli eccessi, reputati tali. In altre parole si tratta di regolamentare il crimine.

Certi giustificano questo tipo di finanza affermando che, se da un lato desertifica certe regioni, ne avvantaggia altre, nascondendo il fatto evidente che, nella somma, si tratta di un travaso di ricchezza e di potere dalle classi medio-basse e ancor più precisamente dalla piccola borghesia a una ristretta cerchia di uomini di finanza, riducendo pure il potere di alcuni strati della classe medio-alta ; qualcosa di simile a quanto accadde a suo tempo nelle colonie asiatiche olandesi. Poi, per quel che concerne la supposta floridezza indotta da simili pratiche, si tratta di una floridezza che ha il marchio della provvisorietà e che può cambiarsi in disastro in qualsiasi momento secondo il piacere di un manipolo di finanzieri, tali minacciosi Dei del nuovo Olimpo.

Niente, assolutamente niente ci dice che simili pratiche siano le migliori per l’umanità, mentre è certo che sono le “migliori” per i loro autori.

E i sindacati? I sindacati di fronte al dilagare della finanza liberista protestano, talvolta pure “vigorosamente”, indicono scioperi dimostrativi, si rivolgono ai politici con vibranti appelli, talvolta organizzano marce e assemblee e poi, dato che niente possono fare si rassegnano al “quasi” nulla di fatto.

Diciamo “quasi” nulla e non proprio nulla, perché sovente i politici riescono a salvare qualche sindacalista che si è particolarmente distinto nella lotta, estraendolo dalle macerie della fabbrica dove lavorava convertendolo all’arte della politica e facendolo eleggere in qualche assemblea nazionale o europea.

Come si vedrà nel seguito, gli esseri umani, spinti dall’interesse ad accettare ciò che nell’animo essi stessi considerano criminale, sono portati talvolta a trovare una giustificazione “morale” sforzandosi di compiere l’impresa impossibile di “umanizzare” il crimine.

I due più illustri esempi del passato che ci vengono allo spirito sul comportamento dell’umanità combattuta fra l’interesse e la “morale” sono lo schiavismo e la tortura.

La Tortura

La pratica della tortura è vecchia come il mondo e, pur essendo oggi messa al bando dell’umanità, non si può dire che si sia riusciti a sradicarla totalmente.

Purtroppo si deve riconoscere che la chiesa stessa la considerò legale e la praticò per secoli, in genere per interposta persona.

Pertanto le atroci sofferenze inflitte alle vittime non lasciarono indifferenti gli uomini e in tutti i tempi legioni di uomini cercarono di limitarne l’uso e ridurne gli effetti.

Gli italiani possono vantarsi di aver dato i natali a colui che per primo in un celebre scritto dichiarò la necessità di mettere al bando dell’umanità uno strumento evidentemente crudelissimo e che per di più per l’autore, il conte Verri, era pure inefficace.

Prima del conte Verri innumerevoli giuristi, o per meglio dire, giureconsulti, si sforzarono di limitare l’uso di questo barbaro strumento cercando pure di renderlo per così dire più umano.

Ancora una volta il grande Manzoni nel suo scritto “Storia della colonna infame” viene al nostro soccorso illustrando il ruolo di molti giureconsulti e pure di un illustre storico, il Muratori, nel loro tentativo di, per così dire, addomesticare il barbaro strumento.

Lo scopo del Manzoni era ben differente dai nostri scopi, dato che egli desiderava dimostrare che i giudici del tempo non avevano la solita scusa del “così si pensava allora” dato che essi non avevano tenuto conto della giurisprudenza della loro epoca, prevaricando, condotti a farlo da odiose ragioni.

Nostro scopo è di poter dimostrare, anche in questo caso appoggiandoci sugli scritti del Manzoni, che, quando il potere pratica il crimine, molti esseri umani, ben coscienti della situazione, si sforzano di limitare gli effetti del crimine, il che ha come risultato paradossale di fornire al crimine una veste giuridica.

Anche in questo caso gli esseri umani si comportano in maniera schizofrenica dimostrandosi orrificati da certe azioni e d’altra parte ammettendole. Ai nostri giorni è pacifico che la tortura sia un crimine, non solo nel senso che abbiamo dato di questo termine, ma pure di fronte alla legge.

Lo schiavismo

La riduzione in schiavitù non solo fu considerata legale per millenni, ma la si può considerare un progresso di fronte al cannibalismo e alla pratica dello sterminio dei vinti, e in questo senso la bibbia stessa ci fornisce qualche valido esempio.

Anche in questo caso, se da un lato la tratta e l’uso degli schiavi erano ammessi e legali fino al punto di costituire la base dell’economia di vaste regioni, d’altra parte molte persone fra cui spicca la figura di Las Casas, cercarono, pur all’interno dei costumi della loro epoca, di “umanizzare” queste pratiche e talvolta di combatterle. Ma le memorie dell’epoca ci dicono che pure coloro che si battevano contro simili pratiche non riuscivano a collocare la loro azione fuori dalle logiche del loro tempo.

Per esempio è ben vero che Las Casas condannava la riduzione in schiavitù degli indios, ma in un brano dei suoi scritti, suggeriva di sostituire gli schiavi indios con degli schiavi neri, riputati più robusti, e quindi meno soggetti ad una rapida morte. Posizione particolare quella della Chiesa Cattolica che, almeno formalmente, almeno essa e a più riprese, condannò la tratta e l’uso degli schiavi. La condanna c’era, ma si deve ammettere che si trattava di qualcosa di piuttosto formale, perché non ci risulta che gli autori di simili pratiche siano stati fulminati in qualche modo dalle gerarchie ecclesiastiche. Era frequente che delle persone, praticanti la tratta e pure proprietari di schiavi fossero considerate dalle gerarchie cattoliche come buoni cattolici e tali esse stesse si consideravano. Sul comportamento delle altre religioni poco sappiamo, ma non fu raro che degli schiavisti dell’epoca si appoggiassero, a torto o a ragione, sui testi sacri, per giustificare le loro azioni.

Anche in questo caso appare evidente che da un lato lo schiavismo fosse considerato legale e pure necessario e da un altro lato nell’animo umano fosse considerato come una pratica crudele e generatrice di sofferenza. Altro esempio di autentico comportamento schizofrenico.

Pare impossibile, ma i regolamenti concernenti gli schiavi, considerati oggi nella maggior parte dei casi come dei documenti odiosi, contenevano sempre qualche disposizione a favore degli schiavi, tanto per stabilire una parvenza di equilibrio. Colbert dichiarava: « Sa Majesté estime nécessaire de régler par une déclaration tout ce qui concerne les nègres dans les isles, tant pour la punition de leurs crimes que pour tout ce qui peut regarder la justice qui leur doit être rendue. ».

Equilibrio piuttosto instabile in tutti i casi dato che in pratica raramente gli schiavi ottenevano giustizia, mentre essi erano considerati criminali se cercavano la libertà fuggendo e in questo caso se multirecidivisti erano passibili della pena di morte.

Un capitolo a parte meriterebbe la tendenza degli umani a considerarsi nel giusto una volta legalizzati, a loro stessa cura, i loro comportamenti fino al punto che, ad esempio, non solo era “legale “ ridurre degli esseri umani in schiavitù, ma, come scritto sopra, si considerava giusto e legittimo punire severissimamente uno schiavo fuggitivo considerato un criminale per questo unico motivo.

Sintesi

Abbiamo fornito tre esempi di pratiche criminali estremamente simili fra loro, di cui due sono considerate tali ai nostri giorni e pure proscritte per legge e facenti oggetto di infinite e commoventi celebrazioni, e una pur essendo evidentemente criminale come le altre, è ai nostri giorni legale, protetta dal potere, almeno nella sfera dell’occidente democratico, a tal punto da considerare insensato, antidemocratico e pure “ criminale” chiunque osi opporvisi con azioni e non con chiacchiere innocenti, quale è il nostro caso, sempre sperando che si possa ancora chiacchierare.

Abbiamo scritto che le tre pratiche sono fra loro simili, ma fra la pratica della schiavitù e la finanza neo- liberista più che similitudine si può parlare di una autentica identità: stessi scopi, stesse procedure, stessa legislazione, stesse attitudini da parte degli uomini di religione e dei filosofi. Per quel che è della sofferenza delle vittime noi siamo solo al primo capitolo della finanza liberista, ma già essa promette bene. In alcuni paesi, una volta svuotati di gran parte delle antiche attività lavorative che resterà alle vittime di simile finanza? Forse agli ex-lavoratori non resterà altro da fare che ingaggiarsi, per conto dei finanzieri,come mercenari mamelucchi e come tali darsi da fare, in quanto braccio secolare, per portare il credo liberista nei paesi “atei” o “eretici”.

Il buon senso ci suggerirebbe che fra un paio di secoli l’umanità prendendosela comoda scoprirà che la finanza neoliberista fu una pratica criminale. Però potrebbe andare ben peggio per noi piccoli borghesi perché è tale la potenza di chi tira i fili di questa finanza che si potrebbe temere una evoluzione quale noi l’abbiamo delineata nel capitolo ”Progrès, liberté, démocratie”. In questo caso la razza superiore ridurrebbe definitivamente gran parte dell’umanità al rango di bestie più che di esseri umani.

Si dovrebbe riflettere sul fatto che chi attualmente trae profitto dalla finanza criminale ha una potenza infinitamente superiore a quella di cui disponevano gli schiavisti della loro epoca e ha pure un consensus universale di cui certamente non godevano alla loro epoca gli schiavisti.

Oggi stesso noi abbiamo il sospetto che un bel pò di rivoluzioni “democratiche” più o meno colorate siano state sponsorizzate dagli stati in cui impera la finanza neo-liberista e ciò non tanto perché questi stati fossero spinti dall’encomiabile desiderio di esportare maggior democrazia e benessere, ma dal fatto che negli stati in cui ebbero e hanno luogo queste rivoluzioni la pratica neo-liberista non fosse o non sia applicata in modo soddisfacentemente rigoroso.

Se si vuol constatare i benefici effetti di questo genere di rivoluzioni o di interventi ci possiamo riferire al caso della Libia e dell’Irak.

Queste rivoluzioni e questi interventi furono appoggiati praticamente da tutti gli stati dell’arco neo-liberista e se oggi il neo-liberismo trionfa in qualcuno di questi stati in modo soddisfacente per gli sponsors, difficilmente si potrà dire che il risultato sia soddisfacente per gli abitanti di quei paesi.

Questi eventi ci fanno dire che gli stati neo liberisti non esitano a ricorrere a dei metodi “energici” quando si trovano confrontati a degli stati certamente non democratici, certamente in odore di dittatura, ma altrettanto certamente eretici in una maniera o in un altra al credo neo liberista.

Siamo di più in più convinti che l’ideologia neo-liberista sia una ideologia totalitaria e che gli stati egemoni che hanno adottato questa dottrina desiderino imporla a tutta l’umanità. Dobbiamo fra l’altro constatare che se in un primo tempo l’ideologia liberista sembrava voler marginalizzare lo Stato, oggi vuole dominarlo.

E a proposito di metodi energici, dopo la tortura e lo schiavismo potremmo pure discutere un pochetto della gloriosa epopea del colonialismo, anche esso con caratteristiche molto simili all’attuale finanza criminale. Pure il colonialismo, come lo schiavismo, fornisce l’occasione ai nostri giorni per una moltitudine di politici, intellettuali e umanitari, di manifestarsi con scritti, romanzi, celebrazioni, emozionanti rievocazioni piene di pathos, inaugurazione di monumenti evocatori, intitolazione di strade, piazze e teatri, il tutto a imperituro ricordo di quella barbarie.

Non ci resta che sperare che gli eredi spirituali di tutti questi personaggi sappiano, a tempo debito, ossia fra un paio di secoli, evocare le sofferenze di quei milioni e milioni di esseri umani oggetto delle pratiche della finanza neo-liberista attuale.

Molte persone piene di giudizio potrebbero obiettare che la finanza neo-liberista è una necessità per la nostra epoca e potrebbero pure aver ragione come può essere che avessero ragione i sostenitori della tortura, dello schiavismo e del colonialismo, ma allora se ciò basta a santificare certe azioni, che senso ha commuoversi per dei misfatti, da considerarsi compiuti in stato di necessità e restare indifferenti a ciò che accade di assolutamente comparabile sotto i nostri occhi al giorno d’oggi ? Ipocrisia ?

Arrivati alla fine di questo scritto, tanto per farci quattro risate e per capire cosa si intendeva per "presa di possesso legale" di un territorio, e pure di intere popolazioni, con tanto di notaio, riportiamo un documento con il quale un esploratore francese accompagnato da qualche decina di uomini prese possesso della Luisiana, immenso territorio che si estendeva dal Canada al golfo del Messico, possesso riconosciuto come legale dalla maggior parte degli Stati “civilizzati”dell’epoca. « De par très haut, très puissant, très invincible et victorieux prince Louis le Grand, par la grâce de Dieu Roy de France et de Navarre, quatorzième de ce nom, ce jourd'hui, neuvième avril mille six cent quatre-vingt-deux, Je, en vertu de la commission de Sa Majesté, que je tiens en main, prêt à la faire voir à qui il pourrait appartenir, ai pris et prends possession, au nom de Sa Majesté et des successeurs de sa couronne, de ce pays de la Louisiane, mers, havres, ports, baies, détroits adjacents, et toutes les nations, peuples, provinces, villes, bourgs, villages, mines, minières, pêches, fleuves, rivières, compris dans l'étendue de ladite Louisiane, depuis l'embouchure du grand fleuve Saint-Louis du côté de l'Est, appelé autrement Ohio, Olighin Sipou ou Chukagoua, et ce du consentement des Chikacha et autres peuples y demeurant, avec qui nous avons fait alliance, comme aussi le long du fleuve Colbert ou Mississippi et rivières qui s'y déchargent, depuis sa naissance au-delà du pays des Sioux ou des Nadouesioux, et ce de leur consentement et des Ohotante, Ilinois, Matsigamea, Akansa, Natchè, Koroa, qui sont les plus considérables nations qui y demeurent, avec qui nous avons fait alliance par nous ou gens de notre part, jusqu'à son embouchure dans la mer ou golfe de Mexique, environ les vingt-sept degrés d'élévation du pôle septentrional jusqu'à l'embouchure des Palmes, sur l'assurance que nous avons eue de toutes ces nations que nous sommes les premiers Européens qui aient descendu ou remonté ledit fleuve Colbert. Proteste contre tous ceux qui voudraient à l'avenir entreprendre de s'emparer de tous ou chacun desdits pays, peuples, terres ci-devant spécifiés, au préjudice du droit que Sa Majesté y acquiert, du consentement des susdites nations, de quoi, et de tout ce que besoin pourra être, prends à témoin ceux qui m'écoutent et en demande acte au notaire présent pour servir ce que de raison.»

E così sia.

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